La distrofia muscolare di Becker (DMB) è una malattia caratterizzata da indebolimento progressivo della muscolatura scheletrica, cardiaca e respiratoria. La DMB è dovuta al deficit della proteina distrofina, determinato da mutazioni cosiddette “in frame” del gene DMD, e presenta una trasmissione recessiva legata al cromosoma X. Per queste due ragioni la produzione della proteina non è completamente abolita, come avviene nella forma più grave di Duchenne (DMD), e sono colpiti quasi esclusivamente pazienti di sesso maschile (con un’incidenza compresa tra 1/18.000 e 1/31.000 nati vivi). Le femmine sono asintomatiche, ma rare portatrici possono presentare segni solitamente meno gravi della malattia. L’esordio avviene spesso nell’infanzia, ma sono comuni presentazioni più tardive; nei bambini i primi segni possono essere la deambulazione sulle punte dei piedi o la comparsa di sintomi conseguenti allo sforzo fisico (crampi, urine color “coca cola”, ecc.). La valutazione clinica può evidenziare aumento di volume (“pseudoipertrofia”) dei muscoli del polpaccio e atrofia di alcuni muscoli prossimali come i quadricipiti. Si evidenzia una debolezza muscolare prossimale e simmetrica, più grave negli arti inferiori rispetto a quelli superiori. La DMB ha una progressione lenta, comportando una serie di difficoltà funzionali (es. sollevarsi dalla sedia, salire le scale, ecc.); circa un terzo dei pazienti in fase avanzata è costretto a utilizzare la sedia a rotelle. La debolezza dei muscoli intercostali e del diaframma può essere causa di insufficienza respiratoria restrittiva. Il coinvolgimento cardiaco determina una riduzione della funzione contrattile del ventricolo sinistro con sviluppo di cardiomiopatia dilatativa, che può essere di gravità non proporzionata al coinvolgimento dei muscoli scheletrici. La diagnosi è sospettata in base alla clinica, alla storia familiare e agli esami di laboratorio (aumento significativo dei valori ematici degli enzimi di danno muscolare, in particolare le creatinchinasi) e viene confermata dalla biopsia muscolare (alterazioni del pattern di distribuzione e segnale debole della distrofina) e dai test molecolari del gene DMD. La diagnosi prenatale è possibile se è nota l’anomalia genetica nelle portatrici, per le quali è fondamentale la consulenza genetica: tutte le figlie di un maschio affetto sono portatrici e avranno il 50% di possibilità di avere figli maschi affetti. La presa in carico prevede un approccio multidisciplinare, che coinvolge diversi professionisti (neurologo, cardiologo, pneumologo, fisioterapista, ecc.). La DMB ha una progressione lenta e manifestazioni cliniche differenti tra i vari pazienti. Nonostante l’esordio infantile, la deambulazione non viene mai persa prima dei 16 anni. L’aspettativa di vita può essere normale o significativamente ridotta dalla cardiomiopatia dilatativa o dall’insufficienza respiratoria. Non è disponibile al momento un trattamento farmacologico risolutivo, per cui rimangono fondamentali le misure di prevenzione delle complicanze osteo-articolari e di gestione tempestiva del coinvolgimento cardiaco e respiratorio. Le stesse strategie terapeutiche in corso di studio per la forma grave di Duchenne, come l’exon skipping, la terapia genica o l’editing genomico, offrono potenziale applicazione anche nella forma di Becker. Si è recentemente concluso presso il nostro centro uno studio di fase 2 per verificare l’efficacia, la sicurezza e la tollerabilità del farmaco givinostat (inibitore delle istone deacetilasi, proteine coinvolte nel processo di sostituzione fibroadiposa del muscolo), già sperimentato con risultati positivi nella DMD, in pazienti deambulanti con distrofia di Becker. I risultati dello studio sono in corso di analisi.