Ictus: cos’è e come si manifesta – Intervista alla Dott.ssa Bonato

In occasione della Giornata Mondiale dell’Ictus, che si celebra il 29 ottobre, abbiamo intervistato la Dott.ssa Sara Bonato, Responsabile della Stroke Unit del “Centro Dino Ferrari” – Università degli Studi di Milano – Ospedale Maggiore Policlinico, per approfondire questa grave patologia, che ad oggi rappresenta la terza causa di morte dopo le malattie cardiovascolari e i tumori ed è la prima causa di invalidità.

 

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Che cos’è l’ictus?

«“Ictus” è una parola latina che significa “colpo”; è stato chiamato così perché i sintomi manifestano all’improvviso, in pochi secondi. Grazie alla disponibilità di terapie nella fase acuta, oggi la diagnosi tempestiva consente di intervenire per far regredire gran parte dei sintomi.

Ogni anno nel nostro Paese si registrano oltre 200.000 casi: l’ictus rappresenta infatti la terza causa di morte, dopo gli infarti cardiaci e i tumori, ed è la prima causa di invalidità fra le persone con più di 65 anni».

 

Quali sono i sintomi dell’ictus?

«Per trattarlo nel migliore dei modi è necessario conoscere come si manifesta. Ecco i segnali che svelano la sua presenza:

  • l’improvvisa comparsa di debolezza ad un arto fino all’impossibilità a muoverlo oppure la perdita della forza o della sensibilità in tutto un lato del corpo;
  • un’improvvisa difficoltà nel pronunciare o a formulare le parole (non si riesce a parlare in modo corretto) o nel comprendere quelle che ci vengono rivolte;
  • il repentino oscuramento di una parte del campo visivo o della vista in un solo occhio oppure la percezione di uno sdoppiamento delle immagini;
  • l’improvvisa incapacità di stare in piedi o di coordinare i movimenti;
  • lo scoppio fulmineo di una cefalea tremenda, violentissima, mai sperimentata prima in tutta la vita».

 

Quanti tipi di ictus ci sono?

«L’ictus può essere ischemico, quando l’interruzione del flusso di sangue ad una parte del cervello è dovuta ad un coagulo di sangue (nell’80% circa dei casi), oppure emorragico quando un’arteria del cervello si rompe creando un sanguinamento. In entrambi i casi i neuroni cerebrali della zona circostante cominciano quasi subito a morire: ogni minuto ne muoiono circa 3 milioni! Ecco perché non appena compaiono uno o più di questi sintomi dobbiamo chiamare all’istante il 118, l’unico modo per arrivare nell’ospedale più idoneo (che non è sempre il più vicino!) in cui siano disponibili le terapie ad hoc e le équipe esperte per affrontare l’emergenza nel più breve tempo possibile.

Non aspettiamo sperando che i sintomi regrediscano da soli: l’ictus è una patologia tempo dipendente, ciò significa che i risultati delle terapie dipendono dalla tempestività con cui vengono applicate. Il motto di chi si occupa di ictus infatti è: “il tempo è cervello”!».

 

L’ictus si può curare?

«Da alcuni anni sono disponibili diverse terapie che, se praticate in tempo, permettono al tessuto cerebrale di salvarsi dalla morte ischemica. Occorre innanzitutto l’immediata disponibilità di esami di neuroradiologia avanzata: innanzitutto la TC con angio-TC e studio di perfusione che permettono di stabilire se c’è e dove si trova l’ostruzione del flusso di sangue. In questo caso potrebbe essere possibile la somministrazione di un farmaco che scioglie il coagulo; è la trombolisi endovenosa, che viene somministrata dopo essere stati sottoposti alle indagini neuroradiologiche e ad una valutazione del paziente da parte di un neurologo esperto in problematiche cerebrovascolari.

La terapia trombolitica è fattibile fino a quattro ore e 30 minuti dall’inizio dei sintomi (solo in alcuni casi molto selezionati entro 9 ore). Il massimo del risultato, tuttavia, si ottiene se si interviene nel minor tempo possibile.

Da alcuni anni, per curare l’ictus ischemico, abbiamo anche un’altra importantissima arma a disposizione: quando il coagulo ostruisce uno dei vasi cerebrali di maggiori dimensioni è possibile rimuoverlo attraverso una procedura endovascolare chiamata trombectomia meccanica, anche questa terapia è efficace se effettuata il prima possibile».

 

L’ictus si può prevenire?

«Si può ridurre la probabilità di avere un evento cerebrovascolare acuto tenendo sotto controllo i fattori di rischio cerebro-cardio-vascolari: la pressione arteriosa, i livelli ematici di glucosio e di colesterolo, il sovrappeso e l’obesità. Assolutamente da evitare il fumo di sigaretta. Anche le cardiopatie sono causa frequente di ictus ischemico: in particolare la fibrillazione atriale, frequente causa della formazione di coaguli che partono dal cuore e vanno ad ostruire i vasi cerebrali».

 

E una volta che l’ictus si è verificato?

«Se l’ictus c’è già stato è necessario essere ricoverati in strutture particolari che limitano i danni e migliorano il recupero: le Stroke Unit .

La Stroke Unit della Fondazione I.R.C.C.S. Ca’ Granda – Ospedale Maggiore Policlinico, è un’unità di terapia sub-intensiva dove vengono ricoverati circa 250 pazienti all’anno, molti dei quali sono stati sottoposti alle terapie di rivascolarizzazione prima descritte e dove i pazienti vengono strettamente monitorati».

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